Si tratta di un disturbo della fluenza del linguaggio che viene compromessa da interruzioni, ripetizioni di sillabe o parole, esitazioni, accompagnate a volte da clamorose dimostrazioni dismorfiche facciali (tic, improvvisi scatti della testa, aperture smodate della bocca, etc.). Il periodo d’insorgenza può variare. Se si evidenzia tra i 2 anni e 1/2 e i 3 anni e 1/2, si può parlare di balbuzia fisiologica: il bimbo pensa più in fretta di quanto i suoi strumenti corporei (la bocca) e linguistici (conoscenza di parole e capacità di assemblarle in frasi strutturate) gli permettano. La comparsa e/o permanenza del sintomo balbuziente dopo i 3 anni e 1/2 è degno di attenzione e approfondimento. Si tratta tuttavia di una manifestazione di tipo emozionale, ansiogena, psicologica, di soggetti estremamente sensibili ed emotivi, anche se non tutte le scuole di pensiero sono di tale opinione.

COSA SI FA?

Come prima cosa, normalmente, il genitore dovrebbe confrontarsi con il pediatra. Quindi, in base a quanto il pediatra conosce delle varie scale di sviluppo linguistico del bimbo e i vari fattori di rischio, potrà essere consigliato affinchè possa accedere ad un inquadramento logopedico. In tale momento, il logopedista stilerà con i genitori e il bambino il “Profilo di Vulnerabilità”, un bilancio che permette di evidenziare le caratteristiche patologiche del linguaggio, del respiro, del comportamento comunicativo, e presenterà il percorso terapeutico e i vari consigli e passaggi che accompagneranno il bambino e la sua famiglia nell’affrontare le difficoltà durante il percorso riabilitativo. In caso di disfluenza insorta dopo i 3 anni e 1/2 sono consigliati dei colloqui psicologici volti ad indagare l’origine emotiva del problema.

QUANTO TEMPO CI VORRÀ?

Anche in questo caso, la situazione dipende decisamente dalla motivazione e dall’impegno di tutti. Normalmente circa 10 sedute a cadenza settimanale e dei controlli seriati nel tempo.