LOGOPEDIA

Qui di seguito non vogliamo elencare dei dogmi, delle certezze diagnostiche, ma esclusivamente fornire dei grossolani quadri che normalmente sono riscontrabili nello sviluppo infantile, anno per anno. Sottolineiamo che ogni bimbo ha le sue fasi di sviluppo e le sue tempistiche, che anche tra fratelli non si possono fare paragoni, che il ritardo ipotetico e lieve in una sfera di maturazione non deve costituire un allarme vero e proprio ma deve suggerire alla famiglia di stare in osservazione valutando attentamente le evoluzioni spontanee del bimbo. Quindi, pur leggendo le tappe che seguono, affidarsi sempre al consiglio di un pediatra o medico di fiducia.

 

PRIMO ANNO D’ETÀ

In generale, dai primi mesi, inizia una produzione preverbale che subirà una trasformazione suggestiva con una velocità incredibile. Si passa dai gorgheggi e vocalizzi, alla produzione di lallazioni, durante le quali non vengono emesse solo le vocali, ma anche i primi suoni consonantici che il bimbo, insieme alla melodia e all’inflessione, allena e sperimenta fino a che, attorno ai 6-9 mesi, compaiono le prime parole (am, mamma, papà, etc.). Il bimbo cerca di attirare l’attenzione dell’adulto, richiama con gridolini e paroline, comincia ad usare la gestualità significativa (stende la mano per dire “dammi”; alza le braccia per farsi prendere in braccio…) e accompagna ogni atto con mimica del viso (sorrisi, fronte corrucciata, atteggiamenti curiosi…)

 

SECONDO ANNO D’ETÀ

Il linguaggio del nostro bambino subisce una trasformazione radicale che spesso lascia affascinati! A quest’età, normalmente, il bambino conosce il significato di numerosissime parole e forme espressive verbali, esegue ordini comprendendone chiaramente il significato. Usa circa 80-100 parole di cui fanno parte i suoni onomatopeici (brum per dire moto o auto, i versi degli animali o i rumori degli oggetti appunto). Ancora non è in grado di raccontare gli avvenimenti che vive, poiché la frase va formandosi proprio ora. Si va da un inizio di uso di frase “monotermine” (cioè usa una sola parola per indicare qualcosa di più esteso. Per es.: “dammi!” con il gesto della mano vuole dire “dammi il gioco che è lì”), ad un assemblaggio di due paroline nella frase bitermine (alla domanda “cosa fai” egli risponderà per esempio “manso pane” per dire “mangio il pane”).

 

TERZO ANNO D’ETÀ

Un bimbo a tre anni, epoca in cui normalmente deve affrontare la prima esperienza di vita comunitaria scolastica, dovrebbe conoscere 200-300 parole anche se il potere di comprensione del vocabolario di un adulto che gli si rivolge è estremamente più vasto! A quest’età la possibilità di comporre frasi nucleari (soggetto + verbo + complemento) utilizzando le variabili e i connettivi (articoli, preposizioni, congiunzioni, concordanze femminile/maschile e singolare/plurale) è certa. La presenza di disgrammatismi (cioè errori grammaticali) è normale e non rara. Il bimbo di tre anni, pur con le difficoltà citate o con una cattiva pronuncia (cfr. dislalie), è in grado di farsi capire da tutti, adulti e coetanei, è in grado di chiedere, osservare, esporre i propri pensieri e le proprie idee nel gioco che comincia a costruirsi e ad essere simbolico, imitativo, ricco.

© 2018 Centro Diagnosi e Riabilitazione - Logopedia, Psicologia, Psicomotricità e Psicoterapia a Saronno, Via Carcano 40 - P.I. Dott.sa Buratti 131524101588